La storia di Gressoney-Saint-Jean

Gressoney-Saint-Jean (1385 m)

Il territorio di Gressoney-Saint-Jean è tradizionalmente suddiviso in Onderteil, dal villaggio di Trentostä al Capoluogo, Mettelteil, parte mediana compresa tra il Capoluogo e il villaggio di Léschelbalmo, e infine Oberteil, la parte superiore (Gressoney-La-Trinité).

Il toponimo di Gressoney Saint-Jean pare derivi da Chreschen-eje, prato di crescione, un'erba che un tempo cresceva in abbondanza lungo i rigagnoli che percorrono i prati. La storia di Gressoney-Saint-Jean è strettamante legata alla comunità Walser di cui sono ancora vive la cultura, le tradizioni, l'architettura originale e la lingua.

Qui si parla ancora un dialetto di origine germanica, ossia il "Titsch". Queste popolazioni, a partire dal VIII° secolo, iniziarono un flusso migratorio verso sud dalle vicine Svizzera e Germania, che le portò ad occupare gran parte dell'alto Vallese, a ridosso dei massicci montuosi del Cervino e del Monte Rosa.

Nel XIII° secolo, inviati dal Vescovo di Sion che aveva possedimenti in quelle valli, attraversarono il colle del Teodulo e raggiunsero l'alta Val d'Ayas e la Valle di Gressoney dove si insediarono stabilmente.

La tradizione Walser è ancora fortemente presente a Gressoney e questo si riscontra nello stile architettonico delle case, ovvero tipiche strutture in legno e pietra locale.

Sin dalla fine dell‘800, Gressoney-Saint-Jean si dedicò al turismo ospitando personaggi illustri come la Regina Margherita di Savoia, Luigi Einaudi, Adriano e Arrigo Olivetti, Arturo Toscanini, Tatiana e Sergej Tolstoji. Di questo periodo storico restano le ville ottocentesche, il castello dei Savoia con il suo giardino alpino, l’Alpenfaunamuseum con la collezione di trofei e di armi, oltre alle tipiche piazzette e al suo invidiato centro storico.

Turismo e Artigianato

Le inziative culturali comprendono il Museo Faunistico Beck Peccoz, concerti, conferenze e mostre organizzate al Castello Savoia. Numerose sono le manifestazioni legate al folclore e alle tradizioni della cultura Walser. In occasione della "Festa patronale di San Giovanni", il 24 giugno, si svolge la processione e l'offerta di uno o più agnelli posti all'asta sul sagrato della Chiesa. La sera prima, il 23 giugno si accendono i falò che, con i loro fuochi, illuminano tutta la vallata. Particolarmente suggestive sono le "Processioni del Corpus Domini", della "Domenica delle Palme" e del "15 agosto", alle quali le donne partecipano indossando il bellissimo costume tradizionale.

Costume Locale

Il costume di Gressoney-Saint-Jean è uno dei più belli della Valle d'Aosta ed è tuttora indossato dalle donne nelle ricorrenze più importanti.

L'abito è composto da una lunga gonna di panno rosso, una camicia bianca e un grembiule nero ornati di pizzi e una pettorina in velluto nero ricca di ricami dorati. A completare il costume vi è il copricapo, risalente al XV° secolo, una cuffia, dapprima senza raggiera, poi con una bella corona, alta confezionata in filigrana d'oro o d'argento, annodata da un nastro. La Regina Margherita, che amava indossare il costume durante i suoi soggiorni, abbellì ulteriormente la cuffia con una raggiera intessuta di filigrana dorata e pietre incastonate.

Il costume da lutto è invece di colore viola con ornamenti in argento.

L'artigianato locale comprende, oltre ai tipici oggetti in legno scolpito, anche la confezione del prezioso costume e la ricca produzione in pietra ollare delle caratteristiche stufe che arredano, ancora oggi, molte case Walser.

È ancora possibile gustare alcuni piatti tipici della cucina Walser che si preparano in occasioni di feste o di ricorrenze particolari: troviamo i Chnéffléne (Bottoncini), gnocchi preparati con latte e farina e conditi con burro fuso o fonduta o i Chiechéne, dolci tradizionali offerti come augurio di buon anno.

Tra i prodotti tipici, la rinomata "Toma di Gressoney", un formaggio dal gusto particolare che richiede ben 4 mesi di affinamento.

La notte del 31 dicembre (ultimo giorno dell'anno), inoltre, per tradizione, gruppi di ragazzi e uomini vanno di casa in casa a cantare il "Nujoarslied", un bellissimo canto augurale di Capodanno. Il 1° gennaio è invece usanza offrire un dolce preparato in casa a tutti coloro che porgono gli auguri di buon anno.